Giuseppe Maria Crespi (Bologna, 1665 – 1747)
Pastori in adorazione
Olio su tela, cm. 30 x 16.

La formazione del Crespi ha luogo presso i maestri bolognesi più rinomati: in successione, si tratta del Canuti, poi del Cignani e infine del Burrini, la cui impronta è da ritenersi decisiva, anche se poi tali esperienze sono state contestualmente supportate con viaggi di studio a Parma, Urbino e Venezia (per Correggio, Barocci, Tiziano, Tintoretto, Veronese). A tale ricchezza di esperienze si deve la straordinaria attitudine ad affrontare le tematiche più varie, nella chiave di un “realismo” ironico che distingue Crespi entro la situazione sostanzialmente accademica della pittura bolognese tra Sei e Settecento; a partire dagli eccentrici e coinvolgenti affreschi giovanili in Palazzo Pepoli Campogrande.
Dal fondo tenebroso e quasi rembrandtiano le figure affiorano con convincente concretezza. La loro sensibile modellazione, appena espressa dai tocchi luminosi in punta di pennello, è rivelazione di una esistenziale plausibilità, anzi “verità” di una situazione come colta dal lampo di un flash fotografico; a conferma della sostanziale aderenza della poetica del Crespi alla vita quotidiana. La figura in primo piano è reperibile anche nelle “Adorazioni” di Seattle e di Torino (Merriman 1980, tavv. 23, 24) variamente databili, mentre il presente dipinto, forse parzialmente preparatorio per una tela di maggior formato, potrebbe assegnarsi al decennio 1730-1740.
(C) Catalogo 9 | Giuseppe Varotti e il Settecento bolognese